Bellomo: «Le conseguenze saranno su area vasta. Giusto che si esprimano tutti». E parte l’invito a rilanciare la Pa-Tre-Ve
«Il 30 settembre al referendum per decidere del futuro amministrativo di Mestre e Venezia deve votare tutta la popolazione della città Metropolitana». A chiederlo il responsabile comunicazione del Partito Democratico Veneto, Matteo Bellomo, il cui ragionamento auspica un Veneto capace di fare leva sulle proprie differenze e peculiarità, anziché farsi indebolire dalle divisioni. «Il quinto referendum sulla separazione del capoluogo veneto dal suo entroterra sarà il primo dalla fondazione della Città Metropolitana», afferma Bellomo. «Quindi, in un’ottica di coinvolgimento del popolo tanto cara alla regione, dovrebbe votare tutta la città Metropolitana perché è evidente che l’eventuale divisione di Mestre da Venezia sposterebbe equilibri complessivi con ricadute importanti su tutto il territorio». Oggi, la competitività si basa sulle aree vaste e non sulle città, ricorda Bellomo. «Venezia e Mestre hanno velocità ed esigenze diverse, questo è fuori di dubbio, ma non è la separazione amministrativa la soluzione. Al contrario, ai cittadini, alle imprese e a tutti gli attori sociali dell’area metropolitana servirebbero politiche comuni, intendendo con questo scelte di indirizzo – ad esempio nel settore del trasporto pubblico, dei servizi di rete, del turismo – in grado di determinare soluzioni dettagliate per ogni città, per ogni quartiere direi, ma comunque all’interno di un disegno complessivo. Servono, in definitiva, politiche reali e probabilmente ci vorrebbe il supporto di una Regione che fosse finalmente decisa a governare i processi oltre che a cavalcarli». «Invece di enfatizzare le differenze per alimentare frantumazioni che rischiano solo di rendere fragile il nostro tessuto economico e sociale, in uno spirito di autonomia (che non è quella del residuo fiscale o delle 28 materie) invito i sindaci Brugnaro, Manildo e Giordani a rilanciare l’idea di Pa-Tre-Ve che già esiste nei fatti. I territori delle tre aree sono specializzati: persone, imprese ed enti si comportano di conseguenza. Tuttavia, la frammentazione amministrativa limita le potenzialità di sviluppo dell’intera area. È tempo di superare questa frammentazione, sia dal punto di vista istituzionale, con una vera città metropolitana capace di elaborare strategie orientate a offrire servizi comuni e omogenei alle persone, siano essi lavoratori, studenti, turisti o abitanti, alle imprese, al sistema culturale e a quello della formazione. Altrimenti si parla di autonomia e addirittura di separazione di un comune – quando invece la logica indurrebbe verso l’accorpamento – ma non si fa altro che indebolire i territori creando un ulteriore elemento di centralismo regionale già così forte, per esempio, in materia sanitaria, sociale e urbanistica».