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UCRAINA. «C’è aggredito e aggressore, noi stiamo con l'aggredito»


A Padova l’assemblea con oltre 260 segretari di circolo del Pd del Veneto

Un no secco all’aggressione russa all’Ucraina, una mobilitazione straordinaria per accogliere i profughi e la moltiplicazione delle iniziative per mantenere viva l’attenzione in ogni territorio sulla più vasta guerra in Europa dalla fine del Secondo conflitto mondiale. Sono le indicazioni uscite dalla prima assemblea dei segretari di circolo del Pd, riunita questa mattina a Padova a cui hanno partecipato oltre 260 persone.

Una posizione che vede il Partito democratico unito dai circoli alla segreteria nazionale e spiegata bene dall’intervento in video del presidente della Commissione Esteri della Camera, Piero Fassino: «Tutti vogliamo la pace, però c'è un aggredito e un aggressore. Dobbiamo evitare ambiguità che nessun ucraino potrebbe ammettere. Stiamo dalla parte di chi è aggredito e lo aiutiamo a difendersi».

«La grande partecipazione del PD del Veneto per dire no alla guerra è un segnale molto positivo», afferma il segretario regionale Andrea Martella. «Vogliamo mettere a disposizione tutta la nostra comunità in favore degli aiuti e della solidarietà per il popolo ucraino e di chi sta fuggendo dalla guerra in queste ore. È una grande sfida quella dell’accoglienza a cui il Pd darà sicuramente un contributo importante».

L’assemblea ha chiesto che l’Italia e l’Europa rimangano unite sulla strada delle sanzioni di carattere economico per costringere la Russia sulla strada del dialogo e della soluzione diplomatica.

Al contempo, conclude Martella, «dobbiamo continuare a manifestare la nostra vicinanza al popolo ucraino, aderendo a tutte le iniziative di solidarietà. Per questo invito a sostenere l’SMS solidale al numero 45525 in collaborazione con Unicef, Unhcr e Croce Rossa e tutte le iniziative promosse da associazioni e istituzioni locali per l’assistenza ai territori di guerra».

Nel corso dell’assemblea si è discusso anche del ruolo del Partito democratico nel Veneto. La Regione, hanno sottolineato diversi interventi, non può più permettersi di girare la testa di fronte ai problemi, si chiamino salute pubblica per tutti, infrastrutture o politiche industriali. Del resto alcune difficoltà si possono già leggere nei numeri dei giovani e dei laureati che abbandonano il territorio e comincia ad essere stridente il confronto con la vicina Emilia Romagna, unica regione italiana tra le prime dieci più competitive nell’Europa a 27.



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