Il Ministero aumenta le dotazioni degli ospedali, la Regione si affretta a ridurle
È urgente bloccare il tentativo di colpo di mano con cui la Giunta Zaia in piena pandemia completerebbe il taglio di circa 500 posti letto negli ospedali veneti così come previsto dalle “schede ospedaliere” emanate un anno fa. Il gruppo strategico sulla sanità del Partito democratico in stretta collaborazione con i consiglieri regionali ha lavorato negli ultimi giorni per comprendere cosa c’è sotto la delibera di giunta 552 che anticipa al 30 giugno l’adeguamento delle dotazioni degli ospedali veneti previsto originariamente per la fine dell’anno.
«È un ulteriore passo nel processo di indebolimento della sanità pubblica», dice Claudio Beltramello coordinatore del gruppo sanità del Pd. «Un solo esempio: a Noale due settimane fa, in piena epidemia, la Regione ha chiuso il reparto di lungodegenza. Giustificando la cosa per dover aprire l’Ospedale di Comunità che però ha finalità completamente differenti. Abbiamo sempre detto che quest’ultimo deve essere aggiuntivo e non alternativo alle Lungodegenze. Gli Ospedali di Comunità sono strutture intermedie a bassa intensità medica e riabilitativa, mentre i reparti di Lungodegenza sono a tutti gli effetti reparti ospedalieri. Inoltre c’è la beffa per gli ammalati: negli Ospedali di comunità dopo 30 giorni si è costretti a dare un contributo giornaliero, come se ci si trovasse in casa di riposo o in albergo. Quello del taglio delle lungodegenze è solo un piccolo esempio di quanto contenuto nelle schede. Poi ci sono i vari tagli “a pioggia” un po’ in tutti gli ospedali e infine le grandi partite della chiusura di reparti ULSS dell’ospedale di Castelfranco per passarli allo IOV ed il passaggio dell’ospedale di Padova Sant’Antonio dall’ULSS all’azienda Ospedaliera.”
In piena pandemia, il Partito democratico chiede alla giunta di fermare questo piano di riduzione dei posti letto. «Prima di mettere mano ai posti letto degli ospedali o di smantellare interi reparti bisogna considerare le nuove indicazioni del Ministero della Salute», afferma il segretario regionale del Partito democratico, Alessandro Bisato. «Nel giro di tre mesi è cambiato tutto. Rispetto a fine febbraio, oggi abbiamo diversi miliardi in più sulla sanità, un incremento di personale significativo con l’assunzione di infermieri, il raddoppio delle borse di studio per gli specializzandi e le indicazioni del ministero di aumentare, non diminuire, il numero di posti letto».
Conclude il capogruppo del PD in Consiglio, Stefano Fracasso: «La crisi del COVID19 ha messo in evidenza come i posti letto degli ospedali italiani siano troppo “tirati” rispetto ad altri paesi come Germania e Francia, che infatti sono riusciti a garantire maggiori servizi sanitari extra-covid nel periodo epidemico. Anche in Veneto, al di là dell’urgente aumento di posti letto di terapia intensiva e semi intensiva, ci sarà una revisione al rialzo di dotazioni che con ogni probabilità farà superare la soglia di 3 posti letto per 1000 abitanti. Con queste premesse, perché la Regione sta anticipando le chiusure e i tagli che aveva previsto l’anno scorso? Siamo di fronte ad un paradosso: nella stessa delibera che prevede l’aumento di posti letto di terapia intensiva e semi-intensiva come indicato dal Ministero della Salute, la Lega ha inserito una riga che obbliga i Direttori Generali ad accelerare le chiusure di tutto il resto. Assurdo».
Il gruppo Pd ha depositato due mozioni a prima firma del vice presidente Bruno Pigozzo per coinvolgere il Consiglio regionale nelle decisioni da prendere ed evitare la paradossale situazione di un taglio generalizzato alla sanità a fronte di maggiori risorse statali.