Psr, Azzalin: “Una grande occasione: 1,184 miliardi di euro vanno sfruttati bene. E bisogna anche favorire l’integrazionecon gli altri piani e con le politiche regionali del settore. Su questo si misura l’aspetto più carente della politica regionale” Per il vicepresidente della IV commissione consiliare “servono controlli seri e periodici ed una buona dose di flessibilità, perché sulla semplificazione qualcosa è stato fatto con la riduzione delle misure, ma molto ancora resta da fare. In particolare, occorre intervenire sulle tempistiche e sulla burocrazia che gravano sulle aziende dal momento della pubblicazione dei bandi a quello dell’effettiva erogazione dei fondi.” VENEZIA Si è aperto oggi il consiglio regionale per l’approvazione della programmazione dei fondi comunitari 2014-2020, il Programma di sviluppo rurale, il Fondo sociale europeo ed il Fondo per lo sviluppo regionale, che valgono oltre 3 miliari di euro. Relatore di minoranza del Psr è stato il vicepresidente della IV commissione Graziano Azzalin, che ne ha evidenziato pregi e difetti: “Concordo con il presidente Bendinelli – ha detto – che ha presentato questo piano come una grande occasione. Perché stiamo di parlando di 1,184 miliardi di euro a disposizione fino al 2020. Soldi veri, non virtuali promesse ‘salvo disponibilità di cassa’: l’obbligo, dunque, è quello di sfruttarli bene, ma anche di far sì che si integrino con gli altri piani e con le politiche regionali del settore. Su questo si misura l’aspetto più carente della politica regionale, perché spesso assistiamo a una sommatoria di problemi e provvedimenti senza una convincente visione complessiva e di prospettiva. Molte riforme, come quella degli enti strumentali, sono rimaste al palo, per altre leggi mancano ancora i decreti attuativi, vedi agriturismi, mentre la centralità data all’impresa agricola non deve far dimenticare l’importanza dell’intero sistema rurale. Anche per questo, è necessario ripensare alla riorganizzazione dei Gal. Si pensi anche alla grave inadempienza riguardo ai piani di gestione delle aree della Rete Natura 2000, che riguardano il 23% del territorio veneto e per le quali non sono stati stanziati fondi proprio a causa della mancanza dei piani di gestione”. “Reputo positivo – ha concluso la sua relazione Azzalin – quanto è stato deciso per l’inserimento giovanile, che è un aspetto fondamentale per dare un futuro alla nostra agricoltura, qualcosa in più forse andava fatto sulla diversificazione e sulla redditività nel suo complesso. Tuttavia, per dare un giudizio esaustivo su questo piano è quindi opportuno da un lato cercare di emendare alcune criticità che rimangono in sospeso e che hanno avuto solo una parziale risposta dalla precedente programmazione, dall’altro valutarlo nella sua applicazione sul raggiungimento degli obiettivi prefissati ed indicati dall’Unione europea, per quanto riguarda, per esempio, gli aspetti economici ed occupazionali, la redditività delle aziende agricole, la salvaguardia dell’ambiente e a valorizzazione degli ecosistemi. Servono controlli seri e periodici ed una buona dose di flessibilità, perché sulla semplificazione qualcosa è stato fatto con la riduzione delle misure, ma molto ancora resta da fare. In particolare, occorre intervenire sulle tempistiche e sulla burocrazia che gravano sulle aziende dal momento della pubblicazione dei bandi a quello dell’effettiva erogazione dei fondi. Un periodo che attualmente si aggira fra i 240 ed i 300 giorni. La semplificazione è soprattutto su questi aspetti gestionali che dovrà intervenire pesantemente”
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