Ormai non passa giorno senza che si levino voci di lamentela da parte di cittadini della Bassa Padovana nei confronti del Nuovo Polo Ospedaliero di Schiavonia, inaugurato in pompa magna da Zaia & company solo da qualche mese, eppure già al centro di numerose polemiche per il malfunzionamento e le carenze riscontrate fin da quando ha iniziato ad operare. L’ultimo a lamentarsi, in ordine di tempo, è stato il Sindaco di Este Giancarlo Piva, il quale ha giustamente fatto sue le preoccupazioni dei cittadini del territorio. Nel suo intervento è stato ricordato il precedente dell’ospedale di Trecenta, in provincia di Rovigo, la cui storia ricorda molto quanto sta succedendo a Schiavonia. Anche l’Ospedale di Trecenta, avviato nel 1996, fu costruito con l’obiettivo di razionalizzare l’offerta sanitaria del territorio – con la sua realizzazione furono chiusi quattro ospedali: Badia Polesine, Lendinara, Castelmassa e Trecenta – eppure, risultando scomodo, fuori mano e sostanzialmente scollegato dai comuni che dovrebbe servire, di fatto è tutt’ora sottoutilizzato e poco attrattivo nei confronti degli utenti del territorio che gli preferiscono quello di Rovigo. Insomma: la classica “cattedrale nel deserto”. Il che è sempre un danno, ma per un’opera costruita in project financing lo è di più, perché il canone annuo a carico della collettività da versare ai privati resta lo stesso, a prescindere dal numero di utenti e prestazioni elargite nel corso dell’anno. Il che si traduce in maggiori costi, alla faccia della tanto sbandierata razionalizzazione delle spese. Per correre ai ripari, da anni, si parla di renderlo un centro di eccellenza per la riabilitazione – in modo così da riuscire ad attrarre nuovi utenti – ma la questione appare ancora in alto mare. La sensazione è che con l’ospedale di Schiavonia, la Regione abbia ottusamente commesso gli stessi identici errori – chiamiamoli così – in cui è incappata ai tempi della realizzazione dell’ospedale di Trecenta, dando dimostrazione concreta di ciò che intendiamo quando parliamo della perniciosità e continuità del sistema Galan-Zaia. Anche l’ospedale di Schiavonia è stato costruito in project financing, anche in questo caso, con la sua realizzazione, sono stati chiusi diversi servizi sanitari nel territorio. In più, anche per l’ospedale di Schiavonia i collegamenti sono un enorme punto interrogativo (per fare un esempio: è stato solo dopo le proteste della CGIL che la Regione e la Provincia si sono accorte che mancava qualsiasi copertura da parte del sistema di Trasporto Pubblico Locale) a cui si aggiunge la perla (si fa per dire) relativa alla nuova SR10, costruita anch’essa in project financing. Una strada con una corsia per senso di marcia che dovrebbe rendere il nuovo ospedale accessibile ai cittadini del Montagnanese, ma che a quanto pare, nonostante le tante chiacchiere e la confusione (l’ultima a commettere una gaffe a tal proposito, è stata l’assessore regionale alle Infrastrutture, Maria Luisa Coppola) sarà sottoposta a pedaggio, il che è semplicemente indecente, nonché l’ennesimo schiaffo tirato in faccia ai cittadini della Bassa Padovana da parte di chi ha governato la Regione fino ad ora. Giulia Narduolo, deputata PD
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