Il decreto Salvini aumenta povertà, malavita e insicurezza
«Il decreto Salvini produrrà circa 140-180 mila immigrati illegali in più creando povertà, malavita e insicurezza. In Veneto, almeno 10.500 persone diventeranno invisibili e, come facilmente prevedibile saranno preda delle organizzazioni criminali». Il segretario regionale del Partito democratico, Alessandro Bisato, raccoglie la preoccupazione di molti sindaci e della popolazione e guarda con «favore a tutte le iniziative che mirano a bloccare un provvedimento perverso, costruito sull’agenda delle piattaforme social e i cui effetti sono esattamente opposti a quanto si propone di ottenere». Come noto il decreto riduce al minimo la possibilità di concedere permessi di soggiorno temporanei per motivi umanitari. «È stato un modo intelligente di rispondere a un’emergenza», ricorda Bisato. I permessi venivano dati per due anni in attesa che le Commissioni si esprimessero sulle richieste di riconoscimento dello status di rifugiato. «Molte di queste persone hanno cominciato a lavorare e a stabilire legami con le comunità ospitanti. È accaduto qui nel nostro Veneto, segno che c’è un gran bisogno di manodopera e di immigrazione legale. Ora tutto questo salta per i capricci del ministro dell’Interno. Come noto non ci saranno rimpatri immediati (lo stato italiano riesce a rimandare nei paesi di origine solo 1 espulso su 5) e dunque entro il 2020 avremo un aumento complessivo delle persone che vivono in Italia senza che i Comuni, le forze dell’ordine ne nessuno abbia il minimo controllo su di loro. Per sopravvivere queste persone andranno ad alimentare il mercato del lavoro nero, facendo concorrenza sleale ai lavoratori regolari, e saranno manodopera a buon mercato anche per le organizzazioni criminali. In tutto, entro due anni saranno circa 600 mila in Italia, di cui circa 40 mila in Veneto». Intanto cresce in tutta Italia la protesta di sindaci e amministratori che dovranno confrontarsi con i problemi creati da Salvini e con i cittadini tra cui aumentano preoccupazione e timori. Da Padova a Palermo, sono centinaia le città che chiedono la sospensione immediata del decreto e dichiarano l’indisponibilità ad applicarlo, per motivi pratici e umanitari. Sul provvedimento pende un ricorso di costituzionalità all’alta Corte.