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Le verità dimenticate sulla riforma della scuola

Rimango meravigliata dalla superficialità con cui l’assessore Elena Donazzan affronta la riforma della scuola. Sembra che non abbia neppure letto il testo del disegno di legge 2994, viste le numerose inesattezze da lei espresse. Partendo da quella – macroscopica – riguardante le scuole paritarie “penalizzate”, secondo Donazzan. In realtà, l’articolo 17 della riforma prevede una detrazione annua di 400 euro per ogni bambino delle scuole paritarie dell’infanzia e del primo ciclo. Una misura aggiuntiva ai 200 milioni di euro per le paritarie già stanziati con la legge di stabilità 2015. Un’altra affermazione non vera riguarda la mancanza di confronto sulla riforma. Dai primi di settembre, da quando sono state pubblicate le linee guida del MIUR denominate “La Buona Scuola”, in tutto il Paese, e quindi anche in Veneto, si susseguono centinaia di incontri, riunioni, dibattiti – dentro e fuori le scuole – organizzati dalle istituzioni scolastiche e dal mondo politico, con la partecipazione di rappresentanti del Ministero, parlamentari, insegnanti, sindacati, studenti, associazioni professionali. Io stessa ho partecipato ad almeno una decina di questi incontri, in tutta la regione, l’ultimo dei quali lunedì scorso a Verona; le proposte emerse dagli incontri sono diventate emendamenti ora in discussione e in votazione nella commissione alla Camera. A nessuna di queste riunioni ho mai visto l’assessore Donazzan. Ancora, l’assessore afferma che la riforma rischia di “smantellare lo stato giuridico e retributivo dei docenti”. Eppure dovrebbe sapere che gli scatti di anzianità non vengono toccati (modifica recepita a seguito della consultazione) e vengono investiti 200 milioni in più per premiare il merito. Inoltre, vengono stanziati 40 milioni di euro per la formazione degli insegnanti in servizio e ogni insegnante avrà a disposizione un bonus di 500 euro l’anno per consumi culturali (libri, mostre, teatri, cinema, tecnologie). La riforma affronta poi uno dei nodi critici della scuola, il precariato. Dal 1 settembre saranno assunti stabilmente più di 100 mila precari storici, iscritti da anni nelle graduatorie ad esaurimento. Significa che per il prossimo anno scolastico lavoreranno 50 mila insegnanti in più rispetto all’attuale organico (circa 5 insegnanti in più per istituto). E’ innegabile che tale provvedimento sia un’inversione di rotta dopo anni di tagli continui culminati con la riforma Tremonti-Gelmini che ha sottratto 8 miliardi di euro all’istruzione e diminuito di 80 mila unità il numero degli insegnanti in servizio negli anni 2009-2013. Infine, ricordo il piano straordinario di investimenti sull’edilizia scolastica: da quanti anni non arrivavano risorse agli enti locali per mettere in sicurezza gli edifici o per costruire nuove scuole? Da maggio 2014 centinaia di cantieri sono stati aperti in tutto il Paese, numerosi anche nella nostra regione. Per concludere, dispiace l’atteggiamento di chiusura pregiudiziale verso una riforma che modificherà profondamente la scuola italiana. Nessuno pretende che tutti siano d’accordo col cambiamento, ma almeno si faccia lo sforzo di dire le cose come stanno, senza mistificare la realtà. *Membro VII Commissione Istruzione della Camera

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