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La cura del ferro voluta da Delrio vale 1,87 miliardi in Veneto

Il segretario regionale Alessandro Bisato: «Ne abbiamo estremo bisogno. Opere sono futuro del paese»

La cura del ferro avviata dall’ex ministro Delrio è stata confermata all’unanimità dalla Commissione trasporti della Camera. Lo ha riferito il coordinatore dei parlamentari veneti Roger De Menech al segretario regionale del Partito democratico, Alessandro Bisato. «Finalmente una buona notizia», commenta Bisato. «La nostra regione ha bisogno urgente di interventi sulle ferrovie per connettere le aree più periferiche con i centri metropolitani e per spostare quote consistenti di merci e persone dal trasporto privato a quello collettivo». La Commissione ha approvato lo schema di contratto tra lo Stato e Rete Ferroviaria Italiana per il periodo dal 2017 al 2021. In totale Rfi potrà eseguire lavori per oltre 17 miliardi e 300 milioni di euro. In Veneto, gli interventi ammontano a 1,87 miliardi di euro. «Tra le opere prioritarie c’è il collegamento ferroviario con l’aeroporto di Venezia, uno dei principali scali internazionali italiani», sottolinea Bisato. «Un intervento atteso e che contribuirà a rendere il Veneto ancora più competitivo». Confermati anche i lavori di elettrificazione di alcune linee minori, come la Vittorio Veneto Ponte nelle Alpi, la Castelfranco Montebelluna, la Camposampiero Cittadella Bassano e la Montebelluna Ponte nelle Alpi. Sulle linee principali il contratto con Rfi prevede la velocizzazione dell’asse Venezia Trieste e la conferma del quadruplicamento dei binari da Brescia a Vicenza. «A dispetto di quanto sostengono alcuni, le opere infrastrutturali, in particolare quelle ferroviarie, sono il futuro del paese e ne costituiscono uno dei motori di sviluppo», nota Bisato. Infine, il contratto prevede l’adeguamento di 500 stazioni di medie dimensioni in tutta Italia. «In Veneto saranno 30 quelle sottoposte a ristrutturazione», spiega De Menech, «con innalzamento dei marciapiedi, costruzione di ascensori e percorsi dedicati a persone con mobilità ridotta».

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