A Mogliano il confronto sulla transizione ecologica in Veneto
«Abbiamo organizzato questo importante confronto con le categorie economiche e con le parti sociali per porre al centro dell’agenda europea e nazionale il tema della transizione ecologica e delle politiche sostenibili. Sono temi che riguardano lo sviluppo, il futuro del lavoro, la competitività delle nostre imprese. Sono questioni non più rinviabili e noi, come Partito Democratico, vogliamo alimentare una discussione ampia tra politica, istituzioni, attori economici, comunità scientifica e tutti i soggetti che possono offrire un contributo. Questa è la principale sfida che definirà il nostro futuro, ma va affrontata adesso». Lo ha affermato il segretario regionale del Partito democratico Veneto, Andrea Martella, a Mogliano Veneto nel corso dell’iniziativa ‘L’Europa che vogliamo - Rigenerare per competere’.
L'intervento del segretario regionale Andrea Martella
L’evento organizzato dal Partito democratico del Veneto ha raccolto una serie di riflessioni sulla transizione ecologica nella nostra regione, come condizione indispensabile per affrontare la crisi climatica.
«Una delle regioni più produttive d’Europa non può non fare non fare i conti con la sfida della transizione ambientale e sociale», ha detto Matteo Favero, responsabile del Forum Ambiente e Infrastrutture del PD Veneto. «Abbiamo bisogno di una crescita che accompagni la trasformazione verde delle nostre imprese e i lavoratori di vecchie e nuove professioni. Senza dimenticare che vivere in un ambiente sano è fondamentale per noi e per le future generazioni».
L'intervento di Matteo Favero
«La transizione ecologica è punto non più rinviabile», ha ricordato il responsabile sostenibilità e filiera agroalimentare del Pd Veneto Alessio Albertini. «Come ogni grande passaggio di epoca, il suo impatto sarà molto rilevante e rischia di esserlo specialmente nelle fasce più deboli, economicamente e culturalmente, della popolazione. Un punto critico che nessuno, ma certamente non il PD, può eludere o ignorare». In questo contesto «l’agricoltura rappresenta forse lo scenario dove sono più evidenti da un lato gli impatti del cambiamento climatico e dall’altro i costi della transizione ecologica. Il prossimo parlamento europeo sarà chiamato, nel 2027, a rinnovare la PAC. Il programma di sostegno attualmente più corposo dopo il Next generation EU, che ammonta a 380 miliardi, dei quali 52 vanno all’Italia. Non mancano le voci all’interno del Parlamento europeo che si propongono di ridimensionare, se non di smantellare la PAC. Il PSE non potrà avere titubanze su questo punto, se non vuole tradire se stesso in primo luogo. Andranno corretti gli squilibri, magari puntando a sostenere anche le realtà dimensionali più ridotte e non solo i grandi produttori agricoli, ma la Politica Agricola Comune non può essere messa in discussione».