“In Regione la maggior parte dei dipendenti è donna, ma nei ruoli dirigenziali e le relative retribuzioni, le proporzioni sono totalmente diverse. Se davvero vogliamo combattere e superare le disuguaglianze di genere sui luoghi di lavoro, dovremmo iniziare a dare l’esempio non solo a parole, ma con atti concreti visto che è anche uno degli obiettivi prioritari del governo all’interno dei progetti del Pnrr”. È quanto afferma, numeri alla mano, la vice capogruppo del Partito Democratico a Palazzo Ferro Fini Vanessa Camani, prima firmataria di un’interrogazione sottoscritta dai colleghi Francesca Zottis, Andrea Zanoni e Giacomo Possamai oltre che da Elena Ostanel del Veneto che Vogliamo e dallo speaker dell’opposizione Arturo Lorenzoni. “Il 60 per cento del personale della Regione è costituito da donne, eppure il 70 per cento dei dirigenti, percentuale che sale al 90 per cento se consideriamo solo i direttori d’area, sono uomini: è evidente che abbiamo un problema. Tra le figure apicali c’è una forte sottorappresentazione femminile: cosa intende fare la Giunta per correggere questa situazione e garantire pari possibilità di accesso?”.
“Prendiamo ad esempio la categoria ‘D’, dove si trova il maggior numero di laureati e dove la presenza femminile, che è in netta prevalenza, diminuisce man mano che si sale di livello economico. Nella fascia D7, quella più alta, la presenza di donne si ferma al 18,4 per cento, 9 su 49. A livello dirigenziale – denuncia ancora Camani – siamo a 44 su 147, mentre tra i 10 Direttori d’area nominati dalla Giunta c’è soltanto una donna”.
“La sensibilità alle politiche di genere, anche in ambito lavorativo, non può essere solo un manifesto di buone intenzioni” afferma Camani. “È il momento che la Giunta metta in campo azioni vere, di natura legislativa e contrattuale, per eliminare disparità anacronistiche e prive di senso”.