I motivi per cui la nostra regione ha bisogno di una presenza forte, riconoscibile e autorevole nel prossimo governo italiano
Il segretario regionale del Pd, Alessandro Bisato, ha recapitato al segretario nazionale, Nicola ZIngaretti, un documento in cui esplicita le ragioni per una forte rappresentanza del Veneto in seno al nuovo governo. La segreteria regionale del Partito democratico del Veneto, di concerto con le federazioni provinciali di Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza, auspica che dalla crisi di governo innescata irresponsabilmente dalla Lega, possa nascere un governo forte, capace di lavorare per tre anni e mezzo e attuare quelle politiche di coesione sociale, sviluppo economico e sostenibilità ambientale colpevolmente mancate in questi 14 mesi. Il Veneto è rimasto senza voce nelle sedi che contano, nonostante la Lega abbia eletto numerosi deputati e senatori e abbia avuto una rappresentanza corposa nell’esperienza di governo appena conclusa. Un vulnus dovuto essenzialmente all’incapacità della Lega di mediare e trovare soluzioni praticabili per le tante questioni aperte. In precedenza, i governi Renzi e Gentiloni, anche grazie al piano ‘Industria 4.0’ avevano posto le condizioni per uno sviluppo duraturo e concreto del nostro territorio, con riflessi diretti sull’economia reale, sulla ricerca accademica e, soprattutto, sull’occupazione. Oggi, a distanza di un anno e mezzo dalle elezioni del 4 marzo 2018, ci troviamo invece con una serie di partite irrisolte che rischiano di aggravare la crisi economica che si profila all’orizzonte: a) Infrastrutture. Sul questo fronte pesa moltissimo il mancato completamento delle nuove linee ferroviarie; Venezia attende ancora una soluzione per le grandi navi e per la riqualificazione dell’area di Marghera e intanto Trieste ha già cominciato a rilevare fette di mercato importanti sia sul fronte passeggeri sia su quello merci diventando uno dei terminali europei della nuova via della seta; b) Sanità. Un tempo tra i migliori in Italia, oggi il sistema sanitario regionale è sotto fortissima pressione per la carenza di personale e per la mancanza di investimenti; c) Ambiente. Non c’è un piano e forse neppure la consapevolezza di come affrontare le problematiche ambientali, dovute da un lato ad eventi atmosferici sempre più disastrosi, come la tempesta Vaia, sia alla gestione dei rifiuti speciali. Oggi ci sono solo delle piccole avvisaglie e qualche inchiesta della magistratura, ma il problema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti ordinari e speciali andrebbe affrontato con urgenza nei prossimi mesi per evitare conseguenze nei prossimi anni, ora inimmaginabili; di pari importanza il tema della qualità dell’aria e delle acque. Le nostre città sono asfissiate dalle polveri sottili e vaste aree della regione hanno le falde inquinate dagli scarichi industriali (il caso più noto è quello dei Pfas); d) Istruzione. L’abbandono scolastico e il mancato completamento di studi accademici rimane trai più alti delle regioni sviluppate. Per quanti riguarda invece gli altri cicli scolastici, segnaliamo la cronica carenza di asili nido, un ostacolo oggettivo al reinserimento lavorativo delle donne. Inoltre, la mancanza di insegnanti e dirigenti scolastici ha un impatto soprattutto nelle zone montane, rurali e periferiche, limitando il diritto allo studio dei cittadini e costringendo il personale della scuola a turni e spostamenti che contribuiscono a frustrare una delle professioni più importanti e delicate per il futuro del Paese; e) Lavoro. Se è vero che i livelli di disoccupazione in Veneto rimangono costantemente al di sotto della media nazionale, è altrettanto vero che restano diffusissime forme di precariato ormai ritenute inaccettabili. Inoltre, il livello dei salari e delle retribuzioni, anche per personale qualificato, è sensibilmente più basso rispetto alle altre regioni del nord. Fattori che contribuiscono al fenomeno dell’abbandono. Chi può, se ne va. Dovremo affrontare presto un problema di attrattività generale del territorio, delle imprese e delle istituzioni. Migliaia di giovani laureati lasciano ogni anno il Veneto per l’Emilia Romagna, la Lombardia o altre città europee. Si tratta di un esodo silenzioso che rappresenta un impoverimento del tessuto sociale ed economico di cui presto saremo chiamati a pagare il conto; f) Autonomia. Così come è fatta resta una scatola vuota anche, a dire il vero, per come è stata gestita dalla Regione Veneto. g) Migranti. Ci sono sufficienti ragioni umanitarie e precise ragioni economiche perché le chiusure del governo uscente vengano trasformate in aperture. Non per garantire accesso illimitato e disordinato a chiunque, ma per creare corridoi umanitari e strumenti di ingresso legali. Un’agenda di governo che abbia chiare le esigenze del nord e del Veneto in particolare è auspicabile per recuperare il terreno perduto negli ultimi 18 mesi. Vi è inoltre una serie di ragioni politiche che indica quanto una rappresentanza forte del Veneto nella prossima compagine di governo possa contribuire a sciogliere nodi irrisolti a livello nazionale e allo stesso tempo sostenere la crescita delle forze progressiste e di centrosinistra.
1. Autonomia
Il Veneto, insieme con Emilia Romagna e Lombardia, ha bisogno che questo percorso trovi uno sbocco. Nonostante del tema si discuta ormai dagli anni Novanta e non solo con gli accenti pagliacceschi della Lega, oggi di evidenti ci sono solo le mancate risposte della Lega che, sebbene al governo sia regionale sia nazionale, si è dimostrata totalmente incapace di dare corso alle tante promesse fatte alla nostra gente e ai nostri imprenditori e, soprattutto, di avanzare una proposta che mantenesse unita l’Italia anziché dividerla e facesse dell’autonomia una leva per lo sviluppo dell’intero Paese. L’incapacità del precedente governo di chiudere le intese con le Regioni è stato un elemento di oggettiva debolezza ma, paradossalmente, ha portato ulteriore benzina alla macchina della propaganda leghista, in Veneto del presidente Zaia. Ragionare, come indicato anche da autorevoli osservatori, su forme reali di federalismo ci consentirà di aprire la fase della responsabilità e costringerà tutti gli attori, in particolare l’attuale presidente, a scegliere tra la concretezza del possibile o l’evanescenza delle promesse che mai diventano realtà.
2. Elezioni regionali
In Veneto si va al voto nella primavera del 2020: nella compagine di governo serve una rappresentanza diretta del Veneto come pilastro tanto per la stabilità del futuro governo quanto per strutturare, nei prossimi mesi, un percorso serio e credibile di rappresentanza politica di una delle aree più produttive del Paese. Deve passare chiaro il messaggio della considerazione e dell’importanza che quest’area riveste per tutta Italia.
3. La Lega in Veneto può essere sconfitta?
Nel Veneto c’è la Lega più forte d’Italia. E’ una Lega profondamente diversa da quella sguaiata, rozza e cialtrona rappresentata da Salvini con ogni mezzo. È una formazione politica avvezza al potere e alle sue pratiche. Ne ha aggiornato modi e rappresentazioni, ma con i medesimi obiettivi: impedire che un’agenda progressista diventi maggioritaria tra i cittadini e, potenzialmente, forza di governo regionale. Riteniamo utile che nel prossimo governo a rappresentare il Veneto ci siano personalità autorevoli e competenti. Padova, 30 agosto 2019 Il segretario regionale del Veneto Alessandro Bisato