L'intervento del segretario regionale del Partito democratico, Andrea Martella pubblicato sui quotidiani GEDI del Veneto
Si è aperto, da qualche tempo, un dibattito sulla possibilità di eliminare il tetto dei due mandati per i Presidenti di Regione.
Non è un tema di poco conto, solo formale. Per cui va sgomberato il campo da equivoci: parliamo di una questione che non deve avere colori ed obiettivi politici, e che non riguarda le singole persone. Intanto, perché tocca esponenti sia del Pd sia della Lega, a cominciare dal Presidente Zaia in Veneto. E poi, per essere chiari, perché per quanto riguarda quest’ultimo le critiche che come opposizione gli muoviamo sono talmente numerose e forti, che non c’è alcun bisogno di usare argomenti non di merito.
Discutere della non rieleggibilità allo scadere del secondo mandato del Presidente – nel caso di Zaia sarebbe addirittura il terzo, visto che la legge regionale veneta è del 2012 – significa porsi sul terreno delicatissimo dei pesi e contrappesi che permettono ad una democrazia di funzionare.
Non per caso il Presidente Mattarella è sempre intervenuto con fermezza in questo ambito. In un’occasione, qualche tempo fa, si rivolgeva ai ragazzi di alcune scuole dicendo che esiste “un sistema complesso di pesi e contrappesi, perché la storia insegna che l’esercizio del potere può provocare il rischio di fare inebriare, di perderne il senso del servizio e di fare invece acquisire il senso del dominio nell’esercizio del potere”. Per questo, concludeva, l’antidoto “è quello di meccanismi di equilibri che distribuiscono le funzioni e i compiti del potere tra più soggetti, in maniera che nessuno, da solo, ne abbia troppo”.
Sono parole illuminanti. Troppo spesso si assiste a uno strapotere dei “governatori”, come vengono impropriamente chiamati. Troppo spesso le Giunte diventano luoghi di ratifica e i Consigli regionali perdono il ruolo che dovrebbero avere.
Per questo, il limite dei due mandati per le cariche che elette direttamente dai cittadini esercitano un potere esecutivo, resta indispensabile. Per mantenere un confine temporale e arginare la concentrazione dei poteri in un un’unica figura, con la creazione di veri e propri “regni personali”.
Il potere è l’autorità, individuando gli strumenti adatti, di decidere cosa fare. Non può essere un singolo a detenerlo interamente, disponendone per un tempo illimitato. È regola universale degli ordinamenti democratici.
Ho presente l’obiezione: se una persona è capace, perché impedirle di continuare a servire in ambito pubblico? La risposta è che una comunità deve essere in grado di preparare la propria classe dirigente. Se ha bisogno del salvatore, è perduta. Ecco perché occorrono istituzioni che facilitino la partecipazione: una maggiore collegialità preserva la libertà. Dove la carica di Presidente di Regione o di Sindaco è ricoperta per molti mandati dalla stessa persona, dove le aspettative dei singoli prevalgono sulla gestione plurale della cosa pubblica e sul funzionamento dei meccanismi di alternanza, si corre qualche pericolo in più. E questo non è salutare per la democrazia.
Andrea Martella