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Delta del Po, sfuma il riconoscimento Unesco. AZZALIN: “Mossi rilievi sulla gestione, l’unica strada

ROVIGO “Per il Delta del Po si allontana il riconoscimento di riserva di biosfera nell’ambito del programma Mab dell’Unesco. Il motivo principale della bocciatura da parte dell’International Advisory Committee for Biosphere Reserves di Parigi è rappresentato proprio dalle carenze gestionali e da una governance che, per chi osserva con uno sguardo esterno, appare priva di senso: se è un’area unica, perché ci sono due enti diversi che se ne occupano? Non si può partire dalla fine: il riconoscimento deve essere il coronamento di un processo che parte dalla creazione di un unico parco interregionale. Se non si intraprende questa strada, tutto resta area fritta”. A dar conto del mancato riconoscimento è il consigliere regionale Graziano Azzalin, che già in occasione degli incontri di presentazione della candidatura aveva sottolineato come “giocare su due tavoli rappresenta un errore strategico. Come il Gran Paradiso non è visto come una zona del Piemonte più una della Val D’Aosta, ma come un’area unica, così deve essere il Delta. E la possibilità di essere il primo parco interregionale italiano può e deve diventare un marchio di qualità, un esempio virtuoso da seguire, un elemento di attrazione ed un catalizzatore di attenzioni internazionali”. “Il comitato consultivo  – spiega l’esponente del Pd – nell’analizzare la candidatura del Delta, pur sottolineando l’identità unica e rilevante patrimonio di biodiversità e l’alto potenziale delle attività turistiche, agricole e di pesca praticate nell’area, ha mosso alcune precise obiezioni: poca chiarezza sui processi decisionali, sullo status e sulla gestione dell’area; una struttura di governance piuttosto complessa e non gestibile; la mancanza di definizione della visione comune per la Riserva. E questo, nonostante la positiva attività di coinvolgimento degli stakeholder locali. Serve qualcosa in più. E la via dell’interregionalità è l’unica che può permettere al Delta di porsi a livello nazionale ed internazionale come attrattore di flussi turistici, ma soprattutto di finanziamenti europei. Non ci si può presentare al mondo con due differenti sistemi di gestione, regolamenti diversi, linee programmatiche non sempre convergenti, iniziative di piccolo cabotaggio, polemiche di cortile, divisioni amministrative. Qualcuno, forse ha intravisto nel riconoscimento Unesco una sorta di scorciatoia per evitare di affrontare il cuore del problema, ma dagli argomenti utilizzati per la bocciatura emerge con chiarezza che bisogna organizzare, gestire e regolamentare in modo diverso quest’area. Intanto, è stato perso il treno per l’Expo, alla base proprio del protocollo d’intesa firmato fra Veneto ed Emilia Romagna. Speriamo che serva di lezione e che non se ne perdano altri” Azzalin, fra l’altro, è il primo firmatario di una legge regionale di riforma del sistema delle Aree protette del Veneto, che per il Delta del Po si propone proprio di recuperare la norma istitutiva del Parco che stabilisce un percorso verso l’interregionalità: “Sulla sponda ferrarese i segnali di disponibilità ad affrontare seriamente il cammino verso l’interregionalità ci sono. Ora tocca al Veneto fare la propria parte. Per troppo tempo, non sono state comprese le opportunità che il Parco del Delta può offrire: è tempo di colmare questi ritardi e lavorare unitariamente perché questo tesoro naturale possa dare i propri frutti. Già troppe opportunità sono state perse”.

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