Martella: «Un provvedimento vuoto di risorse e privo di misure concrete»
Il disegno di legge sulla Montagna in discussione al Senato è «un’occasione mancata. Se aveva l'ambizione di produrre risposte alle attese delle comunità montane e delle aree interne e se si voleva dare un segnale chiaro sulla volontà unanime di porre le condizioni per un'inversione di tendenza rispetto alla preoccupante dinamica di spopolamento in atto, possiamo dire chiaramente che questi obiettivi non sono stati raggiunti. Sì, si sono fatti annunci di sviluppo e sostegno, ma alla prova dei fatti si ridimensionano i servizi pubblici, a partire da scuola e sanità, e non si investono risorse sufficienti». Lo ha detto in Aula il senatore Andrea Martella, segretario regionale del Pd in Veneto.
La montagna è «una realtà importante del nostro Paese», ha ricordato il senatore: «3.500 degli 8.000 comuni sono montani e sono abitati da 7 milioni di persone. Si dovrebbe quindi affrontare il tema con una visione ampia, ma le ambizioni di dare risposte alle comunità montane e alle aree interne vengono deluse da questo disegno di legge, che non stanzia sufficienti risorse».
«Eppure disinvestire sulla montagna significa scarsa manutenzione idraulica, meno cura degli alvei dei fiumi e della forestazione, con conseguenze drammatiche a causa dei cambiamenti climatici. Ancora una volta siamo di fronte all'incoerenza della maggioranza tra i titoli del ddl e i fatti concreti. Che semplicemente, non ci sono».
Il centrodestra, ha proseguito Martella, «è stato sordo all'esigenza di riclassificare i Comuni montani, di rideterminare il fabbisogno dei medici specialisti, di finanziare la telemedicina, di riconsiderare il criterio numerico per le scuole di montagna, di potenziare i servizi sociali, di dare incentivi alle giovani coppie, di sostenere la creazione di imprese, di potenziare le infrastrutture di collegamento fisico e digitale, di favorire il recupero del patrimonio edilizio pubblico e privato, di supportare le attività commerciali, le edicole, i distributori di carburante. Negando i servizi, i comuni di montagna continueranno a spopolarsi».
I numeri sono impietosi. Le proiezioni elaborate dall'osservatorio economico e sociale di Treviso e di Belluno indicano che nel 2031 la Provincia di Belluno potrebbe ritrovarsi ad aver perso, rispetto al 2021, circa 7.500 abitanti, di cui 2.550 solo nel Cadore e nel trentennio compreso tra il 2001 e il 2031 si passerà da 43.800 a circa 60.300 ultrasessantacinquenni, con il conseguente aumento della pressione sui servizi sanitari e socioassistenziali, con tutto ciò che ne consegue in termini di tenuta dell'offerta in un territorio che per la sua orografia pone anche problemi di accesso ai servizi.
Unica nota positiva l’approvazione di un emendamento proposto dal gruppo del Partito Democratico sul sostegno finanziario locale: Regioni e Comuni, nell'ambito delle proprie competenze, potranno definire ulteriori sistemi di agevolazione, riduzione ed esenzione da tasse, tributi e imposte di loro competenza.
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