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Clima, Bisato: in Veneto 597 siti contaminati

Il segretario regionale del PD: «Non c’è più tempo, i problemi li viviamo tutti anche sul nostro territorio»

«Questa mattina siamo al fianco delle centinaia di migliaia di studenti che manifestano pacificamente in tutta Italia per la lotta al cambiamento climatico». Il segretario regionale del Partito democratico, Alessandro Bisato, ricorda che «condividiamo un pianeta unico e fragile, per riprendere le parole pronunciate martedì a Belluno dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Tutelare l’ambiente è responsabilità principalmente di chi governa e prende le decisioni, per il presente e soprattutto per le generazioni che verranno. E basta girarsi intorno per capire che i problemi li abbiamo sotto casa, non sono lontani migliaia di chilometri». In Veneto, sottolinea Bisato, «viviamo in una delle regioni più inquinate d’Italia. L’aria in diverse stagioni è densa di anidride carbonica e di polveri sottili, le falde e i corsi d’acqua di molte zone dedicate all’industria sono state avvelenate con riflessi terribili sulla salute degli abitanti e, secondo alcune inchieste in corso, la pratica di miscelazione con calce e cemento dei rifiuti contaminati con metalli pesanti e il loro riuso in edilizia e nelle costruzioni è purtroppo diffusa. L’Arpav ha censito 597 siti contaminati in Veneto a cui bisogna aggiungere Porto Marghera, sito di interesse nazionale». Tutti abbiamo delle responsabilità e tutti possiamo «agire immediatamente per ridurre l’impatto dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici, anche nel nostro territorio», afferma il segretario regionale. «Ma dobbiamo farlo ora». Se la manifestazione di oggi vede protagonisti i giovani e i giovanissimi è perché «non è stato fatto abbastanza per contrastare l’innalzamento delle temperature, le emissioni, la deforestazione, la propagazione di plastica negli oceani. Non c’è più tempo, rimandare le azioni non è una soluzione. C’è un accordo non vincolante tra alcuni Paesi europei per ridurre le emissioni al 55 per cento invece che al 40 per cento come previsto (rispetto ai livelli del 1990). Spagna, Danimarca, Svezia, Lussemburgo, Francia e Olanda si sono già dichiarati a favore di un’azione più determinata e ambiziosa per rispettare l’Accordo di Parigi. Chiediamo che anche l’Italia aderisca immediatamente».

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