Il declassamento di Belluno è il tentativo di far pagare ai cittadini i costi della riorganizzazione sanitaria
Chi vuole tagliare la sanità pubblica in Veneto si è rimesso in moto a pieno regime. Nel mirino questa volta c’è l’ospedale di Belluno – che la Regione vuole declassare da centrale a periferico – ma il nuovo piano socio sanitario in discussione a Venezia potrebbe rivelare brutte sorprese per molte altre strutture. «Siamo molto preoccupati», dichiara il segretario regionale del Partito Democratico, Alessandro Bisato, «perché questo è un altro tentativo di far pagare ai cittadini i costi della riorganizzazione del sistema sanitario. Un altro colpo basso della giunta Zaia che, dopo aver eliminato posti letto in tutta la regione, ha mancato di attivare la medicina territoriale, ovvero i servizi che consentirebbero a decine di migliaia di persone di non avere bisogno di un ospedale. Il passo successivo è, probabilmente, quello di ridurre al minimo o chiudere gli ospedali pubblici». Da quando è in carica, dice Bisato, «la giunta Zaia si muove con decisione nella programmazione e attuazione dei tagli, mentre restano sulla carta gli ospedali di comunità, le strutture intermedie, il rafforzamento della medicina generale e del servizio sul territorio. Restiamo molto preoccupati, perché abbiamo capito che quando si tratta di ridurre, tagliare e chiudere lo fanno presto e bene, quando invece bisogna migliorare il servizio per compensare l’eliminazione di posti letto negli ospedali o il declassamento di strutture, cioè per attuare la riorganizzazione del servizio senza farla pagare ai cittadini, allora non si muovono».