Ambiente, Azzalin: “Sui siti di Rete natura 2000 approvato un emendamento gravissimo che mette a rischio i luoghi più fragili e preziosi della nostra Regione ed espone al rischio di una pesantissima multa europea”. 20/03/2014 Il consigliere del Pd attacca la maggioranza: All’incapacità amministrativa nell’approvare i piani di gestione di queste aree di pregio, si somma la volontà di aggirare le tutele in danno non solo dei proclami sull’importanza della conservazione della biodiversità, ma delle stesse leggi”. “Fra le pieghe della Finanziaria ecco spuntare un emendamento gravissimo, che rischia di esporre l’Italia ad una procedura d’infrazione da parte della Ue e, quindi, la nostra Regione al pagamento di una multa salatissima: invece di mettersi in regola e colmare il ritardo di quattro anni nell’approvazione delle norme di gestione dei siti di Rete Natura 2000, ovvero le aree di pregio naturalistico così come individuate dall’Europa, si tenta con un cavillo di aggirare la normativa”. Secondo il vicepresidente della commissione Agricoltura Graziano Azzalin, l’emendamento proposto ed approvato dalla maggioranza con il nome “Tutela della rete ecologica Natura 2000” è di “una gravità inaudita che certifica la mancanza di volontà nell’adempiere ai compiti di tutela imposti dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale”. “E’ una questione prettamente tecnica ma facilmente comprensibile a tutti – spiega Azzalin – Per la gestione di queste aree più delicate del nostro territorio sono previste dei meccanismi di tutela, come la Valutazione di incidenza ambientale, strumento di controllo e prevenzione previsto dalla direttiva Habitat, che permette di bloccare eventuali azioni negative a danno di luoghi delicati e d’interesse comunitario. Di fatto, con l’emendamento approvato si cerca di aggirare questo obbligo. All’incapacità amministrativa nell’approvare i piani di gestione di queste aree preziose, si somma, quindi, la volontà di aggirare le tutele in spregio non solo dei proclami sull’importanza della conservazione della biodiversità, ma delle stesse leggi. Compreso il Piano di sviluppo rurale, non solo perché questo prevede misure specifiche per queste aree, che, tuttavia, non essendo stati approvati i piani di gestione, risulteranno inutili, ma anche perché questa scelta che viola obblighi comunitari indebolirà la posizione della Regione nella contrattazione con l’Unione Europea. Un tentativo di deregulation, quindi, che rischia da una parte compromettere irrimediabilmente il patrimonio ambientale del Veneto, dall’altra di costare cara anche dal punto di vista economico a tutti i cittadini. E questo per cosa?”
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