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È morto Sergio Reolon

Ha speso la vita per la montagna e le sue genti. Sergio Reolon, scomparso stanotte al termine di una lunga malattia, ci racconta una storia di passione, di lotte apparentemente invincibili e di innovazione. La passione era per la politica e l’aveva presa fin da giovanissimo, all’inizio degli anni Settanta. Militante del Pci, Sergio era presto diventato un punto di riferimento nel Bellunese diventando funzionario del partito prima e segretario provinciale poi. Eletto in consiglio provinciale nel 1980 e confermato nel 1985, Reolon dal 1990 fece parte della giunta provinciale come assessore alla caccia e alla pesca e nel ’95 come vice presidente e assessore ai trasporti. Nel 2004 vince le elezioni e governa la Provincia fino al 2009. L’anno successivo viene eletto in Consiglio regionale. Nel lungo periodo passato come amministratore provinciale fa emergere le contraddizioni e l’iniquità del modello di sviluppo regionale, incapace di tenere conto delle differenze e orientato a guardare ai territori periferici solo come zone di sfruttamento. La questione delle acque è, in tal senso, il paradigma delle politiche regionali. In questo ambito Sergio Reolon alla fine degli anni Novanta riesce a far introdurre il minimo deflusso vitale per il Piave, facendo passare il principio che non si può prelevare a fini industriali più acqua di quella che il fiume porta e che l’ambiente naturale non può essere visto solo come risorsa.  Da presidente della Provincia ingaggia una lunga battaglia con la Regione per il trasferimento a Belluno delle competenze e delle risorse legate al demanio idrico; dopo tre anni ne uscirà vittorioso. In Consiglio regionale lavorerà assiduamente per il nuovo statuto in cui viene riconosciuta la specificità bellunese e riesce a far approvare, pur dai banchi dell’opposizione, la legge che ne dà attuazione. La vera cifra dell’azione politica di Sergio è stata l’innovazione. Il suo grande amore per la montagna non è mai diventato mera retorica. Ha lottato per l’autonomia del Bellunese e della montagna, con la consapevolezza però che l’autonomia fosse prima di tutto culturale, di pensiero, e poi anche amministrativa ed economica. Per Reolon l’autonomia doveva essere praticata e non poteva limitarsi alla rivendicazione, alla richiesta o alla protesta. E la montagna con le sue genti, nel pensiero di Sergio non sono mai stati elementi di folklore, quanto invece attori protagonisti della vita sociale, culturale ed economica del Paese, artefici del proprio destino e pienamente responsabili. E’ con questo atteggiamento proattivo che la sua amministrazione provinciale lavorò e ottenne il riconoscimento dell’Unesco per le Dolomiti, il suo più grande lascito come amministratore. Grazie Sergio Di seguito il ricordo di alcuni colleghi del Partito democratico Sergio é stato un amico sincero, un collega e compagno che amava il confronto e la discussione per arrivare insieme ad una sintesi. Lui aveva la montagna dentro e la politica nel sangue. Portiamo in noi il suo impegno istituzionale esemplare  nell’affrontare le questioni con metodo rigoroso e determinato. Bruno Pigozzo L’eredità che ci lascia è la volontà e la dignità con cui ha lottato perché la montagna abbia il giusto riconoscimento e venga messa nelle condizioni di sopravvivere evitando così quel lento e inesorabile scivolamento a valle che stanno vivendo i nostri territori. Sergio è stato un uomo che affrontava a viso aperto le difficoltà, sempre senza paura di esporsi. Il suo impegno politico ha messo al centro la nostra terra, le nostre montagne, le Dolomiti, ma soprattutto le genti che le vivono, riuscendo a ottenere risultati importanti, e tracciando un percorso che sta a tutti noi proseguire. Ciao Sergio Roger De Menech

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